Basi per Investire in Borsa

Ecco un’infarinatura di base derivante dall’esperienza che ho acquisito fino ad ora per quanto riguarda il mondo dei mercati e degli investimenti, i quali mi permettono di generare plusvalenze per vivere e concedermi talvolta qualche piccolo sfizio.

Se siete interessati a leggere un libro che vi possa spiegare più nel dettaglio quello che tratto in questo articolo, vi consiglio: Investire for dummies di Massimo Intropido, libro con il quale ho inizato a studiare i mercati e le borse partendo da 0.

Non sono un consulente finanziario:

Le informazioni riportate non costituiscono sollecitazione alla collocazione del risparmio personale. L’utilizzo dei dati e delle informazioni contenute come supporto a operazioni d’investimento personale è a completo rischio del lettore.


#1.Valuta e Depositi 💵

Molti non se lo aspetteranno ma quando non si è investiti in nulla, e si tiene la liquidità sul conto corrente o in contanti, si è investiti… in valuta! Significa essere investiti in un mezzo di scambio emesso da una banca e utilizzato in una determinata area geografica per lo scambio di beni e servizi.

Per quanto la valuta possa essere percepita come una base sicura per tutelare il proprio capitale in realtà non lo è affatto perché essendo moneta si deprezzerà sempre nel corso del tempo.

Se siete intenzionati a comprare valute di altri Paesi potete farlo in 3 modi:

  • In contanti nelle banche o all’interno degli areoporti o di alcune stazioni dei treni,
  • Su un un conto abilitato a convertire e detenere valute straniere,
  • Comprando Titoli di Stato emessi nella valuta che volete acquistare.

I conti correnti sono protetti per legge fino a 100 mila euro di liquidità per ogni intestatario per ogni banca tramite il Fondo Interbancario Tutela Depositi (FITD), anche se secondo un articolo de Il Sole 24 Ore i soldi depositati su questo fondo non bastano a proteggere nemmeno lo 0,5% di tutta la liquidità “garantita” dei correntisti italiani.

👉 Leggi anche: Perché i 100 Mila Euro Sono Garantiti su Conto Corrente


Conti e certificati deposito

Alcuni istituti di credito offrono parallelamente al conto corrente la possibilità di impegnare la liquidità in un conto deposito. Possono essere svincolabili o vincolati fino alla scadenza. Generano entrate proporzionali alla loro durata e in linea con i tassi di interesse del momento.

Di norma i conti deposito più vantaggiosi sono quelli rivolti ai possibili nuovi clienti di una banca. Sono tutelati fino a 100 mila euro, come i conti correnti.


Buoni Fruttiferi Postali

Anche Poste Italiane offre uno strumento di risparmio simile: i Buoni Fruttiferi Postali. Possono essere quasi sempre disinvestiti in qualsiasi momento proteggendo al 100% il capitale inizialmente impegnato, ma allo stesso tempo si corre il rischio di non vedersi riconoscere tutti gli interessi maturati (che maturano a scaglioni di anni). Sono tutelati al 100% da Cassa Depositi e Prestiti (CDP).

Non sono a mio avviso una buona soluzione per tutelare il patrimonio dall’inflazione e presentano guadagni discretamente interessanti solo sul lungo periodo (16-20 anni).


#2. Obbligazioni (titoli di debito) 📆

Le obbligazioni, emesse da società sottoforma di obbligazioni societarie o da Stati sottoforma di Titoli di Stato (obbligazioni governative), sono prestiti fatti in cambio di un interesse detto cedola, solitamente fissa nel tempo. Alla scadenza di tale prestito il capitale inizialmente prestato verrà restituito.

Il rischio maggiore a cui ci si espone con comprando obbligazioni è il fallimento dell’emittente (società o Stato) con la quasi certa conseguenza della perdita parziale o intera del prestito. Per minimizzare questo rischio si consiglia di acquistare obbligazioni con valutazione “Investment Grade” o almeno BBB (Rating S&P). Solitamente un alto tasso di interesse rispetto ad altre obbligazioni implica anche un maggior rischio di insolvenza.

👉 Leggi anche: Analisi Logica dei Titoli di Stato

Si possono acquistare singolarmente o sottoforma di fondi. Per quanto il sottostante sia lo stesso, il meccanismo di funzionamento differisce fra le due soluzioni. Infatti le singole obbligazioni hanno una data di scadenza che è fissa e non modificabile, mentre i fondi obbligazionari non maturano e le obbligazioni che lo compongono prima o poi scadono. Di conseguenza i fondi devono escludere tutte quelle obbligazioni che stanno per scadere e acquistare o vendere nuove obbligazioni, sempre. In parole povere, la variazione dei tassi di interesse nel tempo, non garantisce il valore di un fondo obbligazionario a una determinata data, a differenza di una singola obbligazione alla scadenza.

Unica eccezione la fanno i fondi obbligazionari a scadenza. In parole povere sono fondi dalla durata limitata legati alla scadenza delle obbligazioni contenute. In questa modo, il valore del fondo si avvicina sempre di più a quello nominale dei sottostanti con l’approssimarsi della loro scadenza.

In linea di massima le obbligazioni permettono di stare a passo con l’inflazione e a volte di generare qualche piccola entrata extra.

Personalmente preferirei l’oro a questo tipo di investimento in quanto, a partire dal medio periodo, da rendimenti maggiori e rischi minori. Nel caso in cui però dovessero servire rendite certe e nessun rischio sul proprio capitale in un determinato periodo di tempo, allora le obbligazioni sarebbero la soluzione ideale.


Classificazione delle obbligazioni societarie

Le obbligazioni societarie sono principalmente classificate per la natura del loro comportamento o della loro composizione:

  • Zero coupon: non pagano cedole ma sono emesse a un prezzo inferiore (sotto la pari) a quello di rimborso a scadenza.
  • Strutturate: hanno un rendimento variabile e nascono dalla combinazione di un’obbligazione ordinaria con uno o più contratti derivati.
  • Convertibili: chi le possiede ha la facoltà di decidere se rimanere creditore della società emittente per tutta la durata del prestito, oppure se, in determinati periodi, convertirle in azioni.
  • Convertende: come prima, ma la conversione è già stabilita.
  • Subordinate: il pagamento delle cedole ed il rimborso del capitale, in caso di particolari difficoltà finanziarie dell’emittente, dipendono dalla soddisfazione degli altri creditori non subordinati (o subordinati di livello inferiore). Rendono di più ma sono più rischiose e sono suddivise in altre sottocategorie, in base al rischio e al rendimento.

Classificazione dei Titoli di Stato
(obbligazioni governative)

I Titoli di Stato sono principalmente classificati in base alla durata e hanno nomi diversi a seconda del Paese che li emette.

In Italia abbiamo:

  • Buoni Ordinari del Tesoro (BoT): da 3 a 12 mesi
  • Pronti contro termine: da 1 a 12 mesi
  • Certificati del Tesoro Zero coupon (CTz): 24 mesi
  • Certificati di Credito del Tesoro (CcT): 7 anni
  • Buoni del Tesoro Poliennali (BTp): da 18 mesi a 50 anni

Mentre negli Stati Uniti d’America abbiamo:

  • Treasury bills (T-bills): da 4 settimane a 12 mesi
  • Treasure notes (T-notes): da 2 a 10 anni
  • Treasury bonds (T-bonds): da 10 a 30 anni

Altri Titoli di Stato famosi son i tedeschi Bund e gli spagnoli i BONOS.


#3. Azioni (partecipazioni) 📈

Comprare azioni significa comprare un pezzo di società (pubblica o privata) e ricevere nel corso dell’anno parte degli utili (dividendi) che il consiglio di amministrazione della società decide di ridistribuire tra gli azionisti.

Sono classificabili in azioni ordinarie, privilegiate e di risparmio. Le ultime due danno poco o nullo potere di voto in assemblea ma in compenso dividendi maggiori. Ad oggi, però, quasi tutte le azioni sono di tipo ordinario.

Il rischio maggiore è legato al ribasso del prezzo dell’azione sul mercato e nel caso più estremo al fallimento della società emittente, ipotesi che vede gli azionisti tra i più esposti.

È possibile acquistarle singolarmente o sottoforma di fondi ma a differenza dei fondi obbligazionari, il meccanismo di funzionamento è praticamente lo stesso.

Una buona strategia potrebbe essere quella di investire in fondi azionari globali oppure in fondi settoriali/tematici (scelta più rischiosa perché concentra il capitale in un settore particolare).

Fino ad ora, nel medio-lungo periodo, le azioni si sono dimostrate un buon modo per generare entrate consistenti e più che rivalutare il proprio capitale a fronte dell’inflazione.


REIT, l’immobiliare nell’azionario

Una particolare classe di azioni sono i REIT (Real Estate Investment Trust) cioè società che operano nel mercato immobiliare, quotate in borsa e che trattano l’acquisto, la vendita e l’affitto di immobili. Sono obbligati a distribuire almeno il 90% del loro reddito imponibile sotto forma di dividendi agli azionisti, garantendo così un flusso di reddito costante.

Un errore molto comune è confondere i REIT con il possedere immobili. Comprare REIT significa a tutti gli effetti acquistare pezzi di società (azioni, appunto) che operano nel settore immobiliare e non possedere direttamente edifici, infrastrutture o terreni.

Comprare REIT credendo di acquistare immobili in borsa è un errore, ma allo stesso tempo è l’unico modo possibile per esporsi in modo concentrato ad essi operando in borsa.


Private Equity, aziende non quotate in borsa

Una tematica azionaria sulla quale vorrei spendere due parole è il Private Equity. Le società che operano in tale settore investono in imprese non quotate in borsa al fine di ottenere un guadagno derivante dalla quotazione futura in borsa delle imprese stesse o dalla rivendita delle partecipazione acquisite.

Come per i REIT, non possederete direttamente pezzi di società non quotate, ma pezzi di società quotate che investono in società non quotate selezionate dal gestore del fondo stesso.

Comprare Private Equity credendo di acquistare società non quotate in borsa è un errore, ma allo stesso tempo è l’unico modo possibile per esporsi in modo concentrato ad esse operando in borsa.


#4. Materie prime e Metalli 🌽

Tendono a rivalutare il capitale nel corso del tempo a fronte dell’inflazione e della svalutazione della moneta. Un buon paniere diversificato aiuta in tale scopo ma a differenza dei metalli preziosi non potrete mai detenerle di persona (a meno che disponiate di un magazzino bello grosso).

Si possono comprare solo come fondi senza copertura fisica data la difficoltà dello stoccaggio e il deperimento del sottostante.


Metalli preziosi

Questa sottocategoria (per così dire) è stata più che ampliamente trattata in questo canale. Sono a mio avviso, in particolare l’oro, il miglior modo per proteggersi dall’inflazione e rivalutare il proprio capitale nel corso del tempo. Sono totalmente esenti dal rischio controparte (se autocustoditi) e possono essere detenuti fisicamente sia in casa propria che nei caveau di terzi.

Si possono acquistare sottoforma di fondi ma a differenza di quasi tutte le altri classi d’investimento, possono anche essere acquistati e custoditi fisicamente in quanto beni materiali ad alta densità di valore e non deperebili.

Vista la tassazione e lo storico dei prezzi, soltanto l’oro rappresenta il bene rifugio. Tutti gli altri metalli, invece, sono più adatti alla speculazione al momento.


#5. Fondi comuni d’investimento 👪

I fondi comuni sono dei patrimoni collettivi nei quali confluisce il risparmio di più investitori. Lo scopo principale per cui vengono creati è quello di ottenere vantaggi in termini di rendimento, minimizzazione dei costi, diversificazione del portafoglio e maggiore potere contrattuale durante la negoziazione delle singole attività finanziarie. Il patrimonio è interamente gestito a monte dalla Società di Gestione Risparmio (SGR) che lo emette e lo controlla.

Ve ne sono di diverso tipo e classificazione come ad esempio: fondi aperti, fondi chiusi, fondi armonizzati, fondi pensione, hedge funds, fondi a gestione attiva, fondi a gestione passiva, fondi a leva, ecc.

Tuttavia ritengo più importante soffermarmi sulla classificazione per quotazione e per utilizzo dei profitti.


Classificazione per quotazione

  • Fondi non quotati: contrattabili solo tramite una SGR o un intermediario autorizzato da quest’ultima. Sono quasi tutti a gestione attiva e quindi più costosi dei secondi. La maggior parte ha commissioni di ingresso, di gestione e di uscita.
  • Fondi quotati: negoziabili liberamente in borsa con qualsiasi intermediario abilitato. Sono quasi tutti a gestione passiva e quindi meno costosi dei primi. Hanno solo costi di gestione, non di entrata o di uscita. Vengono anche chiamati Exchange Traded Products (ETP), si dividono in:
    • Exchange Traded Funds (ETF): composti da azioni, obbligazioni, materie prime e mercato immobiliare.
    • Exchange Traded Commodities (ETC): composti da una o più materie prime o metalli preziosi.
    • Exchange Traded Notes (ETN): composti da titoli di debito subordinati all’integrità della società veicolo. Permettono inoltre di investire in prodotti finanziari meno usuali.

I fondi quotati (o ETP) sono degli strumenti generalmente più performanti perché hanno costi di gestione molto più bassi permettendo di minimizzare le perdite e di massimizzare i guadagni. Inoltre permettono di investire in un paniere più ampio di sottostanti con un’unica soluzione.

Purtroppo però, la maggior parte della gente si rivolge ancora al promotore finanziario della banca per investire, comprando fondi comuni non quotati e privandosi così di una fetta delle plusvalenze per regalarla agli azionisti dell’istituto di credito. In questo modo, gli investitori, guadagnano di meno quando si guadagnano soldi e perdono di più quando si perdono soldi.


Classificazione per uso dei profitti

  • Fondi ad accumulazione: i profitti, siano essi cedole o dividendi, periodicamente erogati dalle società che compongono il fondo, vengono automaticamente reinvestiti nel fondo stesso senza subire alcuna tassazione sia nel Paese in cui il fondo è domiciliato, sia nel paese in cui risiede fiscalmente chi detiene le quote del fondo. Questo metodo è utilissimo per massimizzare l’investimento a lungo termine e molti scelgono di investire in un ETP ad accumulazione proprio per questo motivo invece che al posto di acquistare singolarmente le azioni.
  • Fondi a distribuzione: gli stessi profitti vengono distribuiti tra i detentori delle quote del fondo, proporzionalmente al numero di quote possedute da ciascuno. I profitti, però, subiscono la tassazione prima nel Paese in cui il fondo è domiciliato e successivamente nel Paese in cui risiede fiscalmente chi detiene le quote del fondo. Questo metodo è preferito da chi vuole trarre profitti a breve termine dal proprio investimento. Per cercare di mitigare il fenomeno della doppia tassazione, tra alcuni Stati vi sono degli accordi volti ad agevolare la procedura riducendo le aliquote da pagare. Non a caso quasi sempre tutti i fondi sono domiciliati negli stessi Paesi: Irlanda e Lussemburgo.

Polizze assicurative finanziarie

Sono strumenti assicurativo-finanziari che, a differenza dei fondi comuni di investimento, combinano l’investimento nei mercati finanziari con una componente assicurativa (come la copertura in caso di decesso). Offrono vantaggi fiscali, possibilità di pianificazione successoria e protezione del capitale in caso di eventi assicurati, elementi assenti nei fondi comuni tradizionali. Sono principalmente:

  • Unit linked: agganciate a fondi comuni, più flessibili.
  • Index linked: agganciate a indici di borsa, solitamente meno flessibili.

Questi prodotti sono a mio avvisto inutilmente complicati e costosi, sostituibili tranquillamente con strumenti finanziari più economici e più semplici.

👉 Leggi anche: Polizze Unit e Index Linked: Complessità e Costi Elevati


#6. Strumenti derivati 🧮

I derivati si chiamano in questo modo perché il loro valore deriva dall’andamento del valore di una attività o dal verificarsi nel futuro di un evento osservabile oggettivamente. L’attività, ovvero l’evento, che possono essere di qualsiasi natura o genere, costituiscono il sottostante del prodotto derivato. Ve ne sono principalmente di 5 tipi:


Futures e Forwards

Contratti derivati che obbligano le parti a comprare o vendere un’attività sottostante (underlying asset) a un prezzo a termine (strike price) in una data futura. I futures sono standardizzati e scambiati su mercati regolamentati (exchange-traded), mentre i forwards sono personalizzabili e negoziati fuori borsa (over-the-counter, OTC). Hanno margini iniziali (initial margin), aggiustamenti giornalieri (mark-to-market) e possono avere regolamento fisico o finanziario (physical or cash settlement).

Sono usati per copertura (hedging) o speculazione e implicano leva finanziaria (leverage). Il rischio può essere elevato per via della volatilità e della posizione obbligatoria a scadenza. Sono strumenti a somma zero: ciò che guadagna una parte, l’altra lo perde. Richiedono gestione attiva del rischio e profonda conoscenza tecnica.


Opzioni

Contratti che danno il diritto, ma non l’obbligo, di comprare (call) o vendere (put) un’attività sottostante a un prezzo d’esercizio (strike price) entro una certa data (scadenza – expiration). Chi acquista l’opzione paga un premio (premium) e ha rischio limitato alla perdita del premio, mentre chi la vende (writer) ha rischio potenzialmente illimitato. Le opzioni possono essere europee (esercitabili solo a scadenza) o americane (esercitabili in qualsiasi momento). Vengono scambiate sia su mercati regolamentati sia OTC.

Gli operatori usano strategie come spread, straddle e covered call. Il valore dell’opzione è influenzato da fattori come volatilità (volatility), tempo residuo (time decay), tassi di interesse e prezzo del sottotante (underlying). Sono strumenti complessi con elevato potenziale speculativo e di copertura.


Covered warrant

Identiche alle opzioni come funzionamento ma sono negoziati in Borsa come azioni e il loro prezzo dipende da valore intrinseco e tempo. Hanno un’emittente che garantisce la copertura (covered), riducendo il rischio di controparte. Sono strumenti a leva: piccoli movimenti del sottostante possono causare grandi variazioni di prezzo.

Usati spesso per speculazione di breve periodo, ma possono servire anche per copertura. Comportano rischio di perdita totale del capitale investito. Hanno trasparenza grazie alla quotazione su mercati ufficiali, ma l’emittente può ritirarli anticipatamente (knock-out o callability).


Certificates

Strumenti finanziari derivati emessi da banche, collegati a un’attività sottostante (azioni, indici, valute, materie prime) che replicano o modificano la performance del sottostante (underlying). Non danno diritti di proprietà sul sottostante ma seguono la sua prestazione secondo una struttura predefinita (es. capitale protetto, leva, rendimento condizionato). Alcuni tipi comuni: Bonus, Twin Win, Express, Reverse. Possono avere barriera (barrier) o meccanismi di protezione del capitale (capital protection).

Sono strumenti quotati in Borsa e spesso usati per strategie passive o speculative. Il rendimento può dipendere dal superamento o meno di certi livelli del sottostante. Sono trasparenti ma con rischio emittente (issuer risk). La tassazione e la struttura sono spesso complesse.


Contract for differences

Contratti derivati OTC che replicano la variazione di prezzo di un’attività sottostante senza possederla. L’investitore e il broker si scambiano la differenza tra il prezzo di apertura e quello di chiusura della posizione. Consentono di operare al rialzo (long) o al ribasso (short), con ampia leva finanziaria (leverage), quindi con rischi e profitti amplificati. Non ci sono scadenze fisse, ma costi di mantenimento giornalieri (overnight fees).

Sono usati per speculazione a breve termine su azioni, indici, valute, criptovalute e altro. Vantano alta flessibilità ma espongono a rischi notevoli, inclusa la possibilità di perdite superiori al capitale investito se non si usano stop-loss. Regolati da autorità locali ma non sempre trasparenti.


#7. Indicatori finanziari 🧭

Nel mondo della finanza, esistono diversi indicatori che aiutano a valutare la qualità, il rischio e il rendimento di fondi comuni, ETF e titoli azionari. Comprenderli permette di prendere decisioni più consapevoli. Di seguito vengono illustrati i principali, con spiegazioni semplici ed esempi pratici.


NAV (Net Asset Value)

Il NAV rappresenta il valore di una singola quota di un fondo comune o ETF. Viene calcolato dividendo il valore totale del patrimonio netto del fondo per il numero di quote in circolazione. Ogni giorno viene aggiornato in base alle variazioni di mercato, per riflettere il valore reale di ogni quota.

Esempio: Se un fondo possiede attività per 10 milioni € e ha emesso 1 milione di quote, il NAV sarà pari a 10 € per quota. Questo aiuta l’investitore a capire se sta acquistando o vendendo a un prezzo congruo.


Patrimonio netto del fondo (AUM)

Il patrimonio netto del fondo, noto anche come Asset Under Management (AUM), rappresenta il valore complessivo degli attivi posseduti dal fondo, al netto delle passività. Si ottiene sommando il valore di tutte le attività (azioni, obbligazioni, liquidità ecc.) e sottraendo i debiti o altri obblighi finanziari. È un indicatore della dimensione complessiva del fondo e della sua capacità di attrarre investitori.

Esempio: Se un fondo possiede titoli per un valore di 100 milioni € e ha passività per 2 milioni €, il patrimonio netto risulta essere 98 milioni €. Questo valore rappresenta l’effettiva ricchezza del fondo a disposizione degli investitori e la sua capacità di attrarre capitale.


Dividend Yield

Il dividend yield misura il rendimento annuo ottenuto da un’azione sotto forma di dividendi rispetto al prezzo corrente dell’azione. Si ottiene confrontando l’importo totale dei dividendi distribuiti in un anno con il prezzo di mercato del titolo. È utile per valutare quanto un investimento possa generare in termini di reddito periodico.

Esempio: Se un’azione viene scambiata a 100 € e distribuisce un dividendo annuo di 5 €, il dividend yield è del 5%. Questo dato consente di confrontare facilmente più titoli in termini di ritorno da dividendi.


Price to Earnings (P/E)

Il rapporto P/E confronta il prezzo di mercato di un’azione con gli utili generati per ciascuna azione. Si ottiene dividendo il prezzo attuale del titolo per l’utile per azione (EPS). Serve a capire quanto il mercato è disposto a pagare oggi per ogni euro di utile generato dalla società.

Esempio: Se un’azione costa 40 € e l’utile per azione è 2 €, il P/E sarà 20. Questo significa che gli investitori stanno pagando 20 euro per ogni euro di utile atteso all’anno. Un P/E elevato potrebbe riflettere ottimismo sulle prospettive future della società.


Price to Book (P/B)

Il P/B confronta il prezzo di mercato di un’azione con il suo valore contabile per azione. Il valore contabile si ottiene dividendo il patrimonio netto dell’azienda per il numero di azioni in circolazione. Questo indicatore è utile per confrontare il valore di mercato dell’azienda con il suo valore teorico in caso di liquidazione.

Esempio: Se un’azione ha un valore contabile per azione di 25 € e viene scambiata a 50 €, il P/B sarà pari a 2. Questo significa che il mercato sta pagando il doppio del valore contabile dell’azienda, il che potrebbe riflettere una maggiore fiducia nel business o una sopravvalutazione.


Deviazione standard

La deviazione standard misura quanto i rendimenti di un fondo o di un titolo si discostano dalla loro media storica. Si ottiene analizzando quanto i rendimenti passati si sono allontanati in media dal valore medio. Un valore elevato indica maggiore variabilità e, quindi, maggiore rischio.

Esempio: Un fondo che ha reso mediamente il 5% annuo, ma con oscillazioni tra -10% e +20%, presenta una deviazione standard elevata. Questo significa che i rendimenti futuri possono discostarsi sensibilmente dalla media attesa, aumentando il rischio percepito dall’investitore.


Indice di Sharpe

L’indice di Sharpe misura quanto rendimento extra un investimento ha generato rispetto al tasso privo di rischio, tenendo conto della sua volatilità. Si ottiene sottraendo il rendimento privo di rischio da quello dell’investimento e rapportando il risultato alla deviazione standard. Maggiore è il valore, migliore è il rapporto tra rendimento e rischio.

Esempio: Un fondo che ha reso il 7% annuo rispetto a un tasso privo di rischio del 2%, con una deviazione standard del 5%, avrà un indice di Sharpe pari a 1. Questo segnala una buona efficienza del fondo nella generazione di valore per ogni unità di rischio assunta.


Indice Beta

Il beta misura quanto un titolo o fondo è sensibile ai movimenti del mercato. Si calcola confrontando le variazioni dei rendimenti dell’investimento con quelle dell’indice di riferimento. Un beta superiore a 1 indica una reattività maggiore rispetto al mercato; un beta inferiore a 1 indica minore volatilità.

Esempio: Un fondo con beta 1,2 tende a salire del 12% quando il mercato sale del 10%, e viceversa in discesa. È quindi più reattivo ai movimenti generali del mercato, e comporta un rischio sistematico maggiore.


TER (Total Expense Ratio)

Il TER rappresenta il costo annuo totale che un investitore sostiene per detenere un fondo o un ETF. Comprende tutte le spese correnti, come le commissioni di gestione e le spese operative, rapportate al patrimonio medio del fondo. Più è basso il TER, maggiore sarà il rendimento netto per l’investitore.

Esempio: Se un fondo ha un TER dell’1,5%, significa che ogni anno l’investitore paga indirettamente 15 € su un investimento di 1.000 €, a prescindere dal rendimento ottenuto. Fondi passivi come gli ETF tendono ad avere TER più bassi rispetto ai fondi attivi.


#8. Rendimenti, rischi e orizzonti 📊

Questa tabella dovrebbe riassumere in modo abbastanza efficace il rapporto tra il rendimento, il rischio e l’orizzonte suggerito per ogni classe d’investimento. Si tratta di una mia valutazione personale, non prendetela per oro colato, ma fate le vostre necessarie ricerche.

Tipo di
Investimento
RendimentoRischioOrizzonte
Suggerito
(anni)
Valutanegativoquasi nulloper emergenze
Conti e certificati depositobassoquasi nullo1 – 3
Assicurativid.d.s.d.d.s.d.d.s.
Buoni postalibassoquasi nullo10 – 20
per investimenti
rimborsabili
Obbligazionibasso – mediobasso
per ≥ BBB
5 – 6
Azionialtoalto5 – 15
Oromedio – altomedio5 – 15
Altri Metalli preziosibasso – altoalto10 – 20
Materie primebasso – mediomedio5 – 15
Fondi comunid.d.s.d.d.s.d.d.s.
Derivatid.d.s.d.d.s.d.d.s.
Occasioni bollamolto altomolto alto0 – 5

d.d.s: dipende dal sottostante.


#9. Esempio di gestione 💱

Gli investimenti in borsa avvengono tramite un deposito titoli che la maggior parte della banche e degli operatori finanziari offrono. Io, personalmente, per via dell’interfaccia semplice e delle commissioni contenute, mi trovo molto bene con:

Ogni deposito titoli può distinguersi principalmente in 2 tipi dal punto di vista fiscale:

  • Regime amministrato: la banca o l’intermediario si occupa del calcolo e del pagamento delle tasse sugli investimenti, trattenendo direttamente l’imposta. L’investitore non deve dichiarare nulla nel modello 730 o Redditi PF.
  • Regime dichiarativo: l’investitore deve calcolare e versare autonomamente le imposte sui guadagni finanziari, riportandoli nella dichiarazione dei redditi.

La scelta del portafoglio

Una neutra pesatura del proprio portafoglio potrebbe essere quella standard al 60/40, nella quale le azioni pesano al 60% mentre le obbligazioni pesano al 40%.

Per quale motivo proprio 60/40 e non 80/20 o 50/50?
Semplice, 60/40 è la proporzione giusta per raggiungere il compromesso ideale tra maggiori guadagni durante i rialzi e minori perdite durante i ribassi.

Al fine di proteggere ulteriormente il portafoglio da periodi di volatilità inflattiva è consigliabile accantonare un ulteriore 7% del totale per un misto di materie prime.

Si potrebbe inoltre dedicare una quota aggiuntiva, a totale discrezione dell’investitore, ai metalli preziosi. Questi, in particolare l’oro, hanno prestazioni comprese tra l’obbligazionario e l’azionariato e, se fisicamente detenuti, non sono affetti da alcun rischio controparte. L’unico svantaggio è che in alcuni momenti potrebbero avere prestazioni negative tanto quanto le azioni.


Il bello dei fondi passivi quotati

A meno che vogliate investire miratamente in una società o in un gruppo tematico di esse, aumentando il possibile profitto e di conseguenza il rischio, investire in un paniere più ampio è a mio avviso la soluzione ideale per chi volesse essere autonomo senza caricarsi di troppe preoccupazioni.

Per quanto riguarda la ricerca dei fondi comuni quotati (ETF, ETC, ETN) che racchiudono azioni, obbligazioni, materie prime, metalli preziosi, consiglio ad occhi chiusi justETF.

Consiglio quasi sempre i fondi ad accumulazione al fine di massimizzare la rendita dell’investimento che altrimenti verrebbe minata dalla tassazione (doppia o singola) delle cedole e dei dividendi. Inoltre, i fondi ad accumulazione, reinvestono automaticamente questi ultimi comportandosi a tutti gli effetti come se avvessero un mini piano di accumulo integrato.

Sconsiglio a prescindere qualsiasi prodotto o fondo (quasi sempre bancario) non quotato in borsa in quanto rispetto a quello quotato è quasi sempre inutilmente complesso, inutilmente costoso o entrambe le cose.

La scelta dei prodotti sui quali investire è un qualcosa di estremamente personale, tuttavia mi sento di poter fornire una visione a grandi linee che spero possa aiutare a prendere più facilmente le decisioni in merito:

AzioniiShares MSCI ACWI UCITS ETF USD (Acc)
Replica titoli azionari a grande e media capitalizzazione di 23 mercati sviluppati e 24 mercati emergenti a livello globale.
ObbligazioniiShares Core Global Aggregate Bond UCITS ETF EUR Hedged (Acc)
Replica le obbligazioni emesse dai mercati emergenti e sviluppati di tutto il mondo.
Azioni + ObbligazioniVanguard LifeStrategy (8)
Replicano azioni e obbligazioni di tutto il mondo in un’unica soluzione finanziaria.
Materie primeInvesco Bloomberg Commodity UCITS ETF Acc
Replica il prezzo di contratto future su materie prime che rappresentano le seguenti categorie di materie prime: energia, metalli preziosi, metalli industriali, allevamento ed agricoltura.
OroInvesco Physical Gold A
iShares Physical Gold ETC
Replica la performance dell’indice sottostante con una obbligazione garantita da titoli di debito che è sostenuta dalla detenzione fisica del metallo prezioso.
ArgentoWisdomTree Physical Silver
Replica la performance dell’indice sottostante con una obbligazione garantita da titoli di debito che è sostenuta dalla detenzione fisica del metallo prezioso.

#10. Tasse, costi e commissioni 💲

Anche le operazioni finanziarie, come quasi qualsiasi cosa purtroppo, non sono esenti da tasse, costi e commissioni. Riepilogo qua sotto i più importanti degni di nota, applicati in Italia:

  • Imposta di bollo: un aliquota, solitamente pagata ogni 12 mesi, che ammonta allo 0,20% sul totale del valore detenuto nel deposito titoli.
  • Imposta sulle plusvalenze: qualsiasi guadagno generato da cedole, dividendi o dalla vendita in guadagno di un prodotto finanziario è soggetto ad un’aliquota specifica.
    • Titoli di Stato, Buoni Fruttiferi Postali e altri prodotti agevolati: 12,5%
    • Tutto il resto: 26%
  • Costi dell’intermediario: chi vi permette di operare in borsa vi addebita automaticamente i suoi costi di gestione e di negoziazione, variabili a seconda del tipo di contratto stipulato al momento dell’apertura.

Recupero delle minusvalenze

È bene ricordare che eventuali minusvalenze, ossia le vendite in perdita di un titolo, possono essere recuperate entro i successivi 4 anni fiscali. In pratica, se la differenza tra il prezzo di vendita e quello di acquisto di un titolo risulta negativa, avrete 4 anni di tempo per realizzare una plusvalenza dello stesso importo sulla quale non andrete e pagare alcuna tassa.

Se trasferite le minusvalenze su un altro deposito titoli a seguito della chiusura di quello attuale, queste minusvalenze saranno recuperabili solo compensandole con plusvalenze derivanti da strumenti finanziari classificati come “redditi diversi” e non con quelli classificati come “redditi di capitale”.

✅ Redditi Diversi
(Compensabili)
❌ Redditi da Capitale
(Non Compensabili)
Azioni – Capital GainFondi – Capital Gain
Obbligazioni – Capital GainETF – Capital Gain
Certificati – Capital GainDividendi da Azioni
ETC/ETN – Capital GainDividendi da Fondi
Futures/Opzioni – Capital GainDividendi da ETF
Cedole da CertificatiCedole da Obbligazioni

Tasse sulla successione

Mentre i Titoli di Stato, i Buoni Fruttiferi Postali e altri prodotti convenzionati sono esenti dall’imposta di successione in caso di eredità, gli altri non lo sono. Vengono pertanto applicate le seguenti aliquote e condizioni a seconda del grado di parentela:

  • Coniugi e parenti in linea diretta: nessuna tassa fino a un controvalore di 1 milione di euro per beneficiario, tassazione al 4% solo per l’importo eccedente.
  • Fratelli e sorelle: nessuna tassa fino a un controvalore di 100 mila euro per beneficiario, tassazione al 6% solo per l’importo eccedente.
  • Parenti e affini: tassazione al 6%.
  • Altri soggetti: tassazione all’8%.

L’aspetto positivo nel pagare un’imposta di successione sui titoli è che in caso di successiva vendita dei titoli da parte dell’erede, la tassazione della plusvalenza verrà calcolata tra la differenza del corrispettivo di vendita e il valore attribuito ai titoli in sede di dichiarazione di successione.


#11. Consigli e Curiosità 💡

In questa sezione trovi consigli pratici e curiosità utili per orientarti meglio tra scelte quotidiane, finanza e stile di vita. Spunti rapidi pensati per chi ama capire come funzionano le cose.


È sempre il momento per comprare o vendere

A mio avviso ogni momento è il momento giusto per investire. Cercare di prevedere i mercati per comprare al prezzo più basso e vendere al prezzo più alto avrà come risultato la maggior parte delle volte un esisto negativo il che porterà con sé frustrazione e di certo non aiuterà a fare scelte lucide.

Pertanto, quello che posso consigliare è comprare ogni qual volta si dispone di soldi investibili, indipendentemente dal momento. Ovviamente il peso dell’investimento dovrà essere ponderato in base alle proprie necessità.

Non posso nascondere tuttavia che quando ci sono pesanti crolli o pesanti rialzi può essere sensato premere un pelino di più l’accelleratore sull’acquisto o sulla vendita, ma mai esagerando. Se domani l’azionario dovesse calare del 50%, qualche soldino extra ce lo metterei, pur sempre con moderazione.

E quando disinvestire? O meglio, quando vendere? Se il momento migliore per investire è quando si hanno soldi da investire, il momento migliore per vendere è quando si ha bisogno di soldi da spendere.


Escludi, quando non sai cosa scegliere

Quando non sai cosa comprare e non vuoi restare liquido troppo a lungo, può essere utile cambiare prospettiva: invece di cercare subito il “miglior” investimento, si può procedere per esclusione. In pratica, si parte da ciò che si ritiene meno adatto al proprio profilo, al contesto attuale o alla propria visione del mercato. Se, ad esempio, si temono rialzi dei tassi d’interesse, si possono escludere le obbligazioni a lunga scadenza. Se si ha la percezione che il mercato azionario sia troppo caro, o guidato da una bolla, si possono evitare le azioni growth o determinati settori.

Allo stesso modo, si può scegliere di non investire in strumenti complessi o poco trasparenti, o di evitare mercati che non si conoscono bene. Questo processo di selezione “al contrario” consente di restringere il campo e restare solo con le alternative che rispecchiano realmente le proprie convinzioni, i propri limiti e le condizioni attuali del mercato. Eliminare ciò che non convince o che si conosce poco è già un passo verso una decisione più lucida e coerente.


Non anti-qualcosa ma pro-qualcos’altro

Evitare di scommettere contro qualcosa è una scelta che va oltre la prudenza tecnica: è anche una posizione mentale e, in un certo senso, morale. Anche una semplice posizione al ribasso (short) senza leva, ad esempio -1x su un bene, non è priva di rischi: esiste comunque un margine di liquidazione, sebbene più basso rispetto a una posizione con leva. In teoria, un bene può crescere ben oltre il 100% del suo valore iniziale, e se questo accade, anche una posizione “moderatamente” ribassista può causare perdite ingenti o forzare l’uscita dal mercato.

Inoltre, scommettere contro qualcosa implica cercare di capire non solo perché un asset dovrebbe scendere, ma anche come e quando questo accadrà. Se un settore o uno strumento non ci convince o ci appare incomprensibile, è probabile che non ne conosciamo nemmeno i meccanismi che potrebbero spingerlo al rialzo, e dunque non siamo in una posizione di forza per opporci ad esso.

Da un punto di vista personale e strategico, è più sensato e sostenibile essere a favore di qualcosa. Investire in ciò che si comprende, in ciò che si stima o che rispecchia la propria visione del mondo, è un atto costruttivo, non solo speculativo. Non siate contro-qualcosa: siate pro-qualcos’altro.


Essere i primi è il modo migliore per guadagnare

Non avrei aggiunto questo piccolo capitolo se non avessi visto il film Margin Call del 2011. Infatti, durante la riunione dei dirigenti senior, e una volta accertato che la situazione dei titoli detenuti nei registri sarebbe peggiorata in poco tempo, l’amministratore delegato John Tuld, seduto a capotavola, si rivolge a tutti quanti dicendo:

Che cosa vi ho detto fin dal primo giorno in cui siete entrati nel mio ufficio? Che ci sono tre modi per guadagnare in questo mestiere:

  • Essere i primi,
  • Essere i più in gamba,
  • O imbrogliare.

Ora, io non imbroglio, e dato che mi piace pensare che ci sono delle persone piuttosto in gamba in questo edificio, è sicuramente molto più facile essere i primi.

Nello specifico, quando le crisi avvengono, lo fanno sempre a valanga. È pertanto essenziale e cruciale posizionarsi per primi al fine di poter trarne il maggior guadagno o la minore perdita possibile, a seconda dei casi. Questo posizionamento, però, può molte volte richiedere pazienza e calcolo del rischio per un determinato periodo di tempo di esposizione. Se non avete bene inteso il concetto, chiedetelo a Michael Burry, anzi meglio, guardatevi il film La grande scommessa.

👉 Leggi anche: 🔒 Quando le Crisi Arrivano, Sono Sempre Valanghe

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4 responses to “Basi per Investire in Borsa”

  1. Walter Avatar
    Walter

    Ciao Mondiversi,
    i miei più sinceri complimenti per gli interessanti contenuti del blog. Ho cercato di leggere quanto più ho potuto perché l’argomento “oro-investimento” mi interessa molto. A dire il vero mi affascinano anche gli altri metalli preziosi ma per il momento il mio focus è sull’oro. Ho già iniziato con l’oro fisico ma vorrei investire anche su quello finanziario. Guardando il video “justETF” su YouTube leggo che per acquistare ETF/ETC è fondamentale servirsi di un broker online per aprire un conto titoli. Tra quelli consigliati dal sito, ossia: Scalable Capital, Trade Republic Bank e Fineco, per avere minori costi generali e maggior sicurezza tu quale mi consigli?

    1. Mondiversi Avatar

      Gentile Walter, grazie per i complimenti. Tuttavia non ho mai consigliato Scalable Capital o Trade Republic Bank. Mi mostri dove li ho citati? Mi trovo molto bene con InvestoPro e con Fineco. Il primo è ideale per operare con una certa frequenza con cifre maggiori di 2500 EUR per operazioni, il secondo è adatto per operare con la stessa frequenza con cifre più basse o per operazioni saltuarie.

  2. Walter Avatar
    Walter

    Buongiorno Mondiversi,
    mi riferivo al sito web “justETF”. Grazie per avermi suggerito InvestoPro e Fineco, in questi giorni proverò a capire quale fa al caso mio. Saluti.

    1. Mondiversi Avatar

      Spero che i miei contenuti possano esserti utili per operare al meglio. Buona fortuna.

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