Perché Economia e Finanza Non Sono la Stessa Cosa

Nel linguaggio comune, economia e finanza vengono spesso usate come sinonimi, ma in realtà si tratta di due concetti distinti. L’economia riguarda la produzione, la distribuzione e il consumo di beni e servizi, mentre la finanza si occupa della gestione del denaro, degli investimenti e dei mercati.

Uno Stato può vivere una crisi economica profonda mentre il suo mercato azionario continua a crescere. Per comprendere meglio questo fenomeno, analizziamo alcuni esempi storici e recenti.

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#1. La differenza tra economia e finanza

L’economia studia la produzione di ricchezza di un paese, la disoccupazione, l’inflazione e il PIL. La finanza, invece, riguarda i flussi di capitale, gli investimenti e la gestione del rischio. I mercati finanziari si basano su aspettative future più che sulla realtà economica del presente. Questo spiega perché le borse possano salire mentre l’economia reale si contrae.

Un esempio chiaro è dato dalla crisi finanziaria del 2008, in cui i mercati crollarono a seguito del fallimento di Lehman Brothers, ma già nel 2009 iniziarono una ripresa impressionante grazie agli interventi delle banche centrali. Questo dimostra che la finanza risponde a variabili diverse rispetto ai dati economici immediati. Un altro fattore chiave è la liquidità: se gli investitori hanno accesso a denaro a basso costo, possono continuare a investire anche in un contesto economico negativo.

Inoltre, molte delle aziende quotate in borsa operano su scala globale e possono ottenere profitti anche se l’economia nazionale attraversa una crisi. Le multinazionali spesso generano ricavi in valute diverse, mitigando gli effetti delle recessioni locali. Questo fenomeno è visibile nei grandi indici borsistici, dove le aziende più influenti non sempre rispecchiano l’andamento generale dell’economia del paese in cui sono quotate.

Anche la tecnologia gioca un ruolo fondamentale. Le aziende tecnologiche possono prosperare in contesti di crisi economica perché spesso forniscono servizi essenziali o innovativi che rimangono richiesti. La digitalizzazione ha permesso a molte società di crescere anche quando altri settori soffrivano.

Infine, la politica monetaria e fiscale di un paese può creare un disallineamento tra economia reale e mercati finanziari. Le banche centrali possono immettere liquidità attraverso il quantitative easing (allentamento quantitativo), facendo salire i mercati mentre la crescita economica rimane stagnante.


#2. Mercati in salita ma l’economia no

Negli ultimi decenni, più volte i mercati finanziari hanno registrato guadagni mentre le economie affrontavano crisi profonde. Questo avviene perché gli investitori guardano alle politiche monetarie, alla liquidità disponibile e alle prospettive aziendali più che ai dati economici del momento. Inoltre, la speculazione e gli interventi delle banche centrali possono gonfiare il valore degli asset finanziari, indipendentemente dalla situazione economica reale.

Un caso emblematico è quello della pandemia del 2020: mentre il PIL globale subiva una delle peggiori contrazioni della storia recente e milioni di persone perdevano il lavoro, gli indici di borsa come l’S&P 500 e il Nasdaq segnavano nuovi record. Questo è stato possibile grazie all’immissione di liquidità da parte della Federal Reserve e delle altre banche centrali, che hanno mantenuto tassi d’interesse bassi e acquistato titoli di Stato e obbligazioni per stabilizzare il sistema finanziario.

Allo stesso modo, i mercati emergenti hanno spesso registrato crescite finanziarie nonostante difficoltà economiche. Ad esempio, la borsa argentina ha mostrato rialzi anche in momenti di crisi del debito. Questo accade perché il valore delle azioni è determinato dalle aspettative future degli investitori e dalla politica monetaria piuttosto che dalla situazione economica immediata.

Un altro esempio è il boom del Bitcoin e delle criptovalute nei periodi di crisi economica globale. Nonostante incertezza e recessione, gli asset digitali hanno attirato investitori alla ricerca di alternative ai mercati tradizionali. Questo dimostra come il mondo finanziario possa operare secondo logiche indipendenti rispetto all’economia reale.

Anche le aziende farmaceutiche e biotecnologiche hanno registrato crescite straordinarie durante la pandemia, poiché gli investimenti in vaccini e cure hanno reso il settore molto attraente per gli investitori. Questo ha contribuito a mantenere alto il valore di molti indici azionari.


#3. Il caso della Germania e del DAX

Un esempio chiaro di questa dicotomia è la Germania. Negli ultimi anni, l’economia tedesca ha mostrato segni di stagnazione, con una produzione industriale in calo e difficoltà nel settore manifatturiero. Tuttavia, il DAX, il principale indice della borsa di Francoforte, ha continuato a registrare nuovi massimi. Questo perché molte aziende quotate sono multinazionali con un forte export, che beneficiano della debolezza dell’euro e di politiche monetarie accomodanti da parte della BCE.

Un fattore chiave per la crescita del DAX è la presenza di aziende come Siemens, Volkswagen e SAP, che operano in mercati globali e possono trarre vantaggio dalle condizioni economiche di altri paesi. In periodi di difficoltà economica interna, le loro operazioni all’estero possono compensare il calo della domanda interna.

Inoltre, la Germania ha beneficiato di una politica monetaria che ha mantenuto bassi i tassi d’interesse, permettendo alle aziende di finanziarsi a costi ridotti. Questo ha favorito l’espansione delle imprese quotate, nonostante i problemi economici che hanno colpito il paese. La crescita del DAX, quindi, non è necessariamente un indicatore della salute economica tedesca, ma piuttosto del potere competitivo delle sue aziende a livello globale.

Anche il settore automobilistico ha giocato un ruolo chiave. Nonostante le difficoltà economiche interne, la domanda di auto di lusso e veicoli elettrici ha sostenuto i profitti di aziende come BMW e Mercedes-Benz, contribuendo alla crescita dell’indice DAX.

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